giovedì 5 febbraio 2009

Una donna straordinaria: Maria Vittoria Lamedica

Qualche tempo fa il mio amico Fausto Antonucci, giornalista e scrittore, mi chiamò sul cellulare, preannunciandomi una sua visita a casa mia.
Sulle prime, nella contetezza di ricevere questa visita, pensavo che la ragione dell'incontro fosse legata all'attività giornalistica che il buon Fausto svolge per conto di una importante testata giornalistica provinciale e che gli dovessi rilasciare una intervista, come già era capitato in precedenza.
Al contrario, non appena accomodatici sulle sedie del mio studio, Fausto mi porgeva una raccolta di poesie da lui scritte e pubblicate con una importante casa editrice di Foggia.
Nel porgermi lo scritto, mi comunicava che nel mese successivo avrebbe presentato le sue opere nell'auditorium del teatro di San Severo e che il mio nominativo sarebbe comparso tra i relatori al convegno.
Io sarei dovuto intervenire sulla raccolta di poesie che mi aveva consegnato.
Non nascondo che l'invito dell'amico mi avesse lusingato non poco e nel leggere le prime poesie gli chiesi" questa vena letteraria sono convinto che te la abbia trasmessa la professoressa Lamedica".
Questa mia frase, detta un pò per caso, introdusse un argomento che fu oggetto della nostra successiva conversazione per circa un'ora: la Prof.ssa Maria Vittoria Lamedica, una donna straordinaria.
Per chi non lo sapesse, la Prof.ssa Lamedica insieme al Prof. Irmici e ad altri è stata per decenni la colonna portante del Liceo classico " Matteo Tondi" di San Severo.
Una donna di grandissima cultura e di una grande, grandissima umanità.
Quando Fausto Antonucci mi comunicò quel pomeriggio che nei tanti incontri avuti dopo la maturità con la professoressa, spesso la Lamedica gli avesse chiesto mie notizie, non nascondo di esserci rimasto un pò male.
La verità è che a diciotto anni, quando andai a Roma per compiere gli studi universitari, era tanta la voglia di andare via da San Severo, che i miei rientri in sede erano solo per le festività di Natale e Pasqua.
Chi l'avrebbe immaginato che solo sette anni più tardi sarei diventato consigliere comunale di questa città che, attraverso l'impegno civile e politico, mi ha riabbracciato come una madre riabbraccia un figlio quando torna a casa dopo una prolungata assenza.
Fu così che, dopo la maturità, non ho più incontrato la Prof.ssa Lamedica.
Mi ripromisi di rimediare a quell'atto di ingratitudine, facendo una menzione molto particolare della Lamedica nel corso del mio intervento al convegno sulle opere di Fausto e così ho fatto.
Sul mio blog non poteva mancare un ricordo di questa bella persona e voglio anche rammentare qualche aneddoto, che certamente richiamerà alla mente di chi legge, se alunno della Lamedica, tanti altri ricordi personali e forse un pò di malinconia per un periodo della propria vita che non tornerà più.
Eppure, il primo incontro con la professoressa fu molto strano.
Invero, la prima cosa che colpiva della Lamedica era il " lei" che rivolgeva agli alunni.
La prima volta che venne nella nostra classe io a fine lezione le chiesi " Professoressa, ma perchè ci dà del lei?" e lei seraficamente " Perchè io credo nel contatto con i giovani, che è motivo di crescita per me, ecco perchè vi do de lei".
Io, nel sedermi, guardai i miei compagni, i quali erano tutti un pò dubbiosi sulla sincerità della risposta.
Invece, Maria Vittoria Lamedica non perdeva mai occasione per dimostrarci il suo attaccamento ed affetto.
Non potrò mai dimenticare il primo consiglio d'istituto, quando io e Sergio Cologno, oggi funzionario del Senato, arrivammo in ritardo alla seduta di insediamento del consiglio: il Preside Infante ci rimproverò per il ritardo e la Lamedica spontaneamente si lasciò andare ad una dotta difesa " dei rappresentanti degli studenti" per dimostrare che il nostro ritardo era dovuto non ad uno scarso attaccamento alla scuola ma probabilmente ad un grande attaccamento alla istituzione scolastica.
Devo dire che era stata così brava a difenderci che anche io mi ero convinto della sua tesi pur sapendo che il nostro ritardo era solo dovuto al fatto che io e Sergio, lungo il tragitto verso la scuola, eravamo caduti dalla motocicletta.
Però, il suo difenderci non era mai fine a sè stesso e non rinunciava mai ad una funzione pedagogica che la professoressa sempre svolgeva nei confronti dei suoi allievi.
Così alla fine di quella seduta del consiglio o la mattina prima delle sedute successsive ci raccomandava la puntualità e noi tutte le volte ci presentavamo a scuola almeno cinque minuti prima dell'ora di inizio della riunione e tutte le volte, quando i rappresentanti degli studenti facevano una proposta, la Lamedica era sempre pronta a sostenerla.
Io, poi, credo le fossi particolarmente simpatico ed una volta ne ebbi la riprova lampante.
Era il mese di maggio precedente agli esami di maturità ed il professore Petruzzellis tardava a venire e noi eravamo tutti nel corridoio ad aspettare l'arrivo dell'insegnante.
Ad un certo punto, la signora Maria, anziana bidella originaria di San Marco in Lamis, rivolgendosi a noi con inconfondibile cadenza sanmarchese disse " Raghezzi, entrete in clesse!" ed io,gridando ai miei compagni, ribadii " Raghezzi, entrete in clesse!".
Questa mia imitazione irritò molto la signora Maria che, gridando delle incomprensibili frasi in stretto dialetto sanmarchese, si dirisse verso la presidenza.
Io divenni tutto d'un tratto pallido e preoccupato, anche perchè un mese prima degli esami un provvedimento disciplinare davvero non ci voleva.
Fortuna volle che il Preside in quel momento si era allontanato dall'istituto e che Maria, non trovando il Preside, si fosse rivolta alla professoresa Lamedica( che in quel momento era in Sala Professori) che svolgeva le funzioni di vicaria.
Ricordo che la professoressa dopo averci invitato a prendere posto disse" la nostra valida collaboratrice mi ha riferito che un nostro allievo le ha mancato di rispetto" e quindi rivolgendosi a Maria" lei ha individuato l'allievo che le avrebbe mancato di rispetto?" e Maria con l'indice puntato verso di me rispose " E' lui!".
A quel punto la signora Lamedica" Oh il signor Miglio, è un un nostro allievo serio ed educato, probabilmente si sarà trattato di un equivoco che però non deve più succedere" e nel frattempo sopraggiunto in aula il Prof. Petruzzellis " oh ecco il nostro collega matematico" e quindi una prolusione di circa cinque minuti a ricordare le origini della matematica nei tempi antichi.
Era una mamma ma anche una educatrice, tanto è vero che il giorno dopo, incontrandomi nel corrodoio, mi suggerì di andare da Maria, quando era sola alla postazione dei bidelli, e di chiederle scusa.
Io così feci e quando il giorno dopo glielo comunicai mi disse" signor Miglio, non avevo dubbi!".
Ecco questo era Maria Vittoria Lamedica, una donna straordinaria a cui tante generazioni di professionisti sanseveresi devono un grazie, un ricordo affettuoso e, nel mio caso, le scuse per non averla salutata ed abbracciata quando, assalita dalla malattia, l'affetto dei suoi allievi l'avrebbe rinfrancata ed aiutata a combattere il male.

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