mercoledì 4 febbraio 2009

Semplificare per cambiare davvero

Questa sera l'aula di Montecitorio ha varato una nuova legge per la elezione del Parlamento europeo.
Dico subito che sono molto d'accordo con il provvedimento assunto dal Parlamento, sono molto d'accordo con lo sbarramento al 4 % introdotto dal Legislatore.
Sono, altresì, convinto che la spinta riformatrice dovrebbe direzionarsi anche verso la legge per la elezione dei consigli comunali e provinciali.
Non so se nell'agenda parlamentare vi sia anche la aspirazione di mettere mano a detta legge.
Tuttavia, quand'anche non si dovesse fare in tempo a modificare la legge per la elezione della rappresentanza politica negli enti locali, noi dal basso dobbiamo produrre un grande sforzo per dare alla nostra città una rappresentanza politica in grado di risolvere i problemi, avendo la stabilità politica per attuare programmi amministrativi ambiziosi per la nostra città.
Non so se saremo noi del centro- sinistra a farlo, me lo auguro, so però che non se ne può davvero più di un consiglio comunale dove ogni consigliere è un partito a sè stante; sono fermamente convinto che non deve più accadere che un sindaco, sebbene votato da 15.000 cittadini, debba poi essere tenuto sotto scacco da un consigliere comunale votato da 50 persone e, quindi, neanche in grado di rappresentare un piccolo condominio.
La partecipazione alla politica non si misura sulla base delle liste che si presentano ad una competizione elettorale, ma sulla capacità di una città di mobilitarsi di fronte ai grandi temi di politica cittadina.
Ho ancora davanti le assemblee che l'amministrazione comunale organizzava contro la centrale elettrica, ho ancora scolpito nella mia mente lo scarso uditorio che prendeva parte a quelle iniziative.
Eppure, solo qualche mese prima nei seggi elettorali vi era stata una scorribanda di concittadini, a me sino a quel momento quasi sconosciuti, che incravattati si dimenevano in lungo ed in largo a salutare, a dispensare sorrisi, a stringere mani e a chiedere il voto a chiunque in quei frangenti si trovasse a passare nei paraggi.
Dopo quel giorno non li ho più rivisti, dove sono? Tranquilli, li rivredemo il 7 giugno.
Ma prima del 7 giugno si deve mettere a punto un grande accordo pubblico tra i due più grandi partiti esistenti che escluda sin dall'inizio apparentamenti al secondo turno.
L'accordo o è sui programmi ed è stipulato al primo turno o non si fa più.
Va disincentivato il facile esercizio di creare dall'oggi al domani liste e listarelle che dopo il primo turno metteranno in vendita il consenso ricevuto.
Va, pertanto, auspicato un accordo pubblico pre elettorale che preveda che i due candidati- sindaco che arriveranno al ballottaggio non accetteranno apparentamenti al secondo turno.
Chiunque voglia cimentarsi in liste fai da te non inserite in ampie aggregazioni deve sapere da subito che al massimo potrà eleggere uno, forse due consiglieri comunali di opposizione.
Poi, dopo le elezioni, chiunque sarà chiamato a governare deve essere nelle condizioni di poterlo fare senza accampare scuse o giustificazioni che, a quel punto, non potranno avere diritto di cittadinanza.
Solo così la politica potrà acquisire capacità di risolvere i problemi, mettendo al bando chiacchiere inutili e ricattucci vari.
Speriamo bene!

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